7^ week

Lasciamo cosi la Nuova Zelanda e il ricordo di 1 mese che è letteralmente volato cosi come noi che, con circa 5 ore di areo, ci spostiamo verso Est.

Destinazione Moorea

Lo so, lo so. non mi crederà nessuno. Eppure la settimana, quasi 10 giorni in realtà, trascorsa a Moorea, un’isola della Polinesia Francese, è stata (anche) una settimana di lavoro 😅🙃😉

Già proprio cosi, un’intensa settimana di lavoro.

Certo, con qualche “piccola” distrazione.

Difficile aggiungere parole alle immagini e ai video, ma questa terra sa di Paradiso. Se dovessi immaginare come sarà la parte bella dell’Aldilà, forse l’immaginerei cosi, anche se, a parte gli scherzi, il lavoro non è mancato.

Difficile trovare contraddizioni in una terra cosi bella, poco abitata: gli stessi abitanti della Basilicata, più o meno, sparsi su migliaia di isole del Pacifico.

Reddito medio di circa 1.300 euro mensili, economia basata soprattutto sul turismo.

La Polinesia Francese è, difatti, una colonia francese con qualche autonomia nel governo locale, molto legata alla madre patria colonizzatrice che non ha mancato, negli scorsi decenni, di farsi pagare un grosso contributo per gli aiuti che annualmente fa arrivare da queste parti, se si considerano gli esperimenti nucleari nell’isola di Mururoa, più o meno tollerati dall’opinione pubblica mondiale.

Eppure, nonostante tutto, i tramonti sembrano raccontare altro.

Sarà stato per la pacatezza e la bellezza di questi luoghi, ma non è mancato l’attimo di follia: abbandonata l’ipotesi di andare a pesca, a bordo di una minuscola piroga, con l’amico di Moorea, ho ceduto alla mia prima, e speriamo non unica, immersione con bombole, all’interno della barriera corallina.

Un’esperienza fantastica, iniziata con qualche comprensibile timore, subito scomparso grazie alla guida di Françoise, una ragazza francese, da un paio di anni trasferitasi qui in Polinesia, che mi ha guidato, letteralmente per mano, per tutto il tempo durante questo mio “battesimo” di immersione.

Non meno avventuroso è stato nuotare fra gli squali (di una razza innocua) e le razze (anch’esse innocue). Incredibile come queste ultime si facessero accarezzare da quanti, come noi, si erano avventurati in questa escursione all’interno della barriera.

Ma la Polinesia resta comunque una terra ancorata, per quanto possibile, alle sue origini. E cosi non possiamo non fare amicizia con uno dei tanti simpatici abitanti dell’isola che continua a vivere indifferente ai richiami della modernità, con uno stile di vita molto “spontaneo”.

L’occasione è stata fermarci lungo la strada (l’unica che ruota tutto intorno all’isola) per acquistare della frutta.

Da li è nato un feeling che è durato per altri giorni, dove non sono mancati scambi e momenti trascorsi in serenità ed armonia, fra frutta raccolta nella vicina foresta, nell’entroterra, e pesci pescati la notte prima a bordo della sua piroga.