Remote Working
2^ settimana
Quello che noi italiani abbiamo voluto chiamare, perché fa figo, “smart working” in realtà si traduce con “remote working” (lavoro da remoto). Ed è cosi che, dopo la settimana nella bellissima città di Sidney, arriviamo alla meta, a quella che sarà la nuova sede di lavoro, temporanea certo, ma che, indubbiamente, porterà notevoli cambiamenti.
Non più una camera d’albergo ma una casa, una casa vera, e l’inizio della “lunga battaglia” fra la curiosità di assaggiare nuovi cibi e quello di un’immancabile pasta al pomodoro con tanto di basilico made in Nuova Zelanda 😂😩. L’abitazione che ci ospiterà per il prossimo mese, scelta con molta attenzione su Airbnb, si trova in un quartiere residenziale di Auckland, la città più popolosa della Nuova Zelanda, dove vive circa un terzo dell’intera popolazione neozelandese e che ammonta a circa 5 milioni di abitanti.
Grazie a Uber, che qui funziona alla grande, con una decina di dollari neozelandesi (circa 6 euro), mancia compresa, si arriva nei pressi di Queen Street, la main street di Auckland, a ridosso dei moli da cui partono i battelli per le tante vicine isole che sorgono nella baia.
L’impatto con il popolo kiwis (che non sta per “abili produttori del frutto kiwi” ma per richiamare la presenza in queste terre di uno strano uccello, chiamato kiwi, appunto) è diverso da come me lo aspettavo. Pensavo ad una sorta di appendice dell’Australia ma, invece, l’impatto con il centro della città di Auckland mi fa pensare subito ad un posto di “frontiera”. Un luogo dove arrivano coloro che sono alla ricerca di una nuova Patria, un posto dove poter avere l’occasione della propria vita.
L’immigrazione da queste parti è una cosa seria, molto ben regolamentata, altrettanto facile, sembra, ottenere un visto di lavoro, che varia a seconda di cosa si è in grado di fare, del grado di istruzione, ecc.
All’interno della Aukland Public Library (la biblioteca pubblica situata in pieno centro), in cui ho deciso per i primi giorni di “stabilire il mio nuovo ufficio”, trovo un desk molto frequentato dove è possibile chiedere informazioni su come trovare lavoro e tutto quanto necessario per chi ha deciso di mettere radici da queste parti. Incuriosito, anche se non sono alla ricerca di un nuovo lavoro 😅😅😅, prendo un paio di opuscoli e non posso non notare la differenza rispetto alle politiche immigratorie nostrane, difatti inesistenti ed in balia di flussi clandestini indegni per un paese civile come l’Italia, che provoca dolore e morte. Qui è tutto definito, studiato, vi sono suggerimenti per come affrontare la nuova vita, che sono differenti per chi viene dalla Germania, ad esempio, rispetto a chi, invece, dal Bangladesh.
La biblioteca offre molti servizi, dalla possibilità di utilizzare gratuitamente le attrezzature tecnologiche digitali (PC, rassegne stampa on line, stampanti 3D, ecc.) alla tenuta di corsi per chi ha voglia di cimentarsi con il coding (programmazione).
Le 3/4 ore che trascorro qui, durante il giorno, sono molto piacevoli; ogni tanto colgo l’occasione per fare conversation con qualche studente, ma gli impegni di lavoro non mi lasciano molto tempo a disposizione.
I ritmi della giornata sono inevitabilmente cambiati. Non si inizia più di mattino ma il tardi pomeriggio, verso le 18. Il fuso orario, di 12 ore esatte, impone un’organizzazione differente. La serata è, quindi, quasi tutta dedicata a riunioni in video call e telefonate con colleghi, clienti o fornitori e finisce inevitabilmente all’1 o 2 di notte (13-14 ore italiane).
Il resto della giornata è dedicata a me, a noi, a scoprire la città o a preparare i weekend che ci porteranno a visitare questa grande Nazione.
La prima “gita” è per la vicina isola di Waiheke, distante solo una mezz’ora di traghetto da Auckland.
Nota per suo vino pregiato e le vigne a strapiombo sul mare, piuttosto che adagiate fino a lambire lunghe spiagge di sabbia, a fine giornata resta il ricordo di un ottimo vino bianco, dolce, piacevole e le crêpes dolci e salate più buone, mai mangiate in vita mia, cucinate ad arte da un ragazzo inglese che, dopo aver girovagato l’Europa, Italia compresa, ha deciso (definitivamente?) di trasferirsi in questo angolo di mondo.
La prima settimana lavorativa kiwis è molto impegnativa. La selezione delle 5 migliori Startup del settore del turismo digitale, che Broxlab sta portando avanti insieme con il Ministero del Turismo, è entrata nel vivo https://www.broxlab.com/travel-tech-accelerator/. Occorre preparare il roadshow e promuovere il bando in tutta Italia. Gli sforzi però sono subito ben ripagati: quasi 100 candidature nei primi 10 giorni, con una prevalenza di domande dall’Italia (90%), molte le idee candidate, anche di società non ancora costituite. Dopo il 31 marzo, giorno di chiusura del bando, ci aspetta un enorme lavoro per valutare i tantissimi progetti e le candidature che stanno arrivando.
Nel mentre, continuano gli impegni “quotidiani, fra rendicontazioni di investimenti e programmazione di nuove iniziative: Confidently, Residenza Artistica ART HOUSE, sono solo alcuni dei tanti progetti in corso di svolgimento.
Piena, faticosa, ma ricca di stimoli. Questa prima settimana di lavoro, agli antipodi di casa, non la dimenticheremo facilmente 😉.